Latte contaminato, è l'età a incidere
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Latte contaminato, è l'età a incidere
Uno studio ha registrato differenze nei livelli di contaminazione del latte materno a seconda delle zone geografiche, ma in realtà dipenderebbe dal fattore anagrafico.
È quanto emerge da un'analisi svolta dalla Facoltà di agraria dell'Università Cattolica della sede distaccata di Piacenza, che ha esaminato il latte di gruppi di neo-mamme di Milano, di Piacenza e di Giugliano, un paese vicino Napoli.
I risultati mostrano un abbassamento medio dei livelli di diossina rispetto agli anni '90 – del 60 per cento – e una minor presenza di agenti tossici e contaminanti.
Affermano i ricercatori della Cattolica: “Si tratta di un dato che pone i livelli di contaminazione italiani tra i più bassi in Europa. Non deve allarmare: le diossine presenti nel latte materno sono naturalizzate nel corpo umano. Basti pensare che le misure ottenute analiticamente sono molto più piccole di una mezza goccia di acqua in una piscina olimpionica e sono molto inferiori ai limiti stabiliti dalla legge per i prodotti alimentari”.
La curiosità è che il livello di contaminazione sale fra le mamme del nord, ma soltanto per una ragione legata all'età e non alla geografia. L'età media del primo figlio, infatti, è fra i 30 e i 40 anni a Milano, mentre nel napoletano scende al di sotto dei 30 anni. Ciò provoca un'esposizione maggiore o minore agli agenti contaminanti ambientali che assumiamo attraverso il cibo e in misura inferiore la respirazione.
Fanno notare i ricercatori: “in generale i contaminanti persistenti sono legati al cibo che contiene grasso, come pesce o carne, e a prodotti di origine animale. Ciò non vuol dire che dobbiamo eliminare questi alimenti dalla nostra dieta, anzi il corpo va preparato per accogliere il bimbo”
La ricerca è nata dalla tesi di dottorato della dott.ssa Maria Malgorzata Ulaszewska, con la supervisione del docente di ecotossicologia e contaminanti chimici negli alimenti Ettore Capri, ed è stata condotta grazie alla collaborazione dell'Istituto Mario Negri di Milano e dell'Ambulatorio Piccolo Daino di Piacenza.
Fonte
È quanto emerge da un'analisi svolta dalla Facoltà di agraria dell'Università Cattolica della sede distaccata di Piacenza, che ha esaminato il latte di gruppi di neo-mamme di Milano, di Piacenza e di Giugliano, un paese vicino Napoli.
I risultati mostrano un abbassamento medio dei livelli di diossina rispetto agli anni '90 – del 60 per cento – e una minor presenza di agenti tossici e contaminanti.
Affermano i ricercatori della Cattolica: “Si tratta di un dato che pone i livelli di contaminazione italiani tra i più bassi in Europa. Non deve allarmare: le diossine presenti nel latte materno sono naturalizzate nel corpo umano. Basti pensare che le misure ottenute analiticamente sono molto più piccole di una mezza goccia di acqua in una piscina olimpionica e sono molto inferiori ai limiti stabiliti dalla legge per i prodotti alimentari”.
La curiosità è che il livello di contaminazione sale fra le mamme del nord, ma soltanto per una ragione legata all'età e non alla geografia. L'età media del primo figlio, infatti, è fra i 30 e i 40 anni a Milano, mentre nel napoletano scende al di sotto dei 30 anni. Ciò provoca un'esposizione maggiore o minore agli agenti contaminanti ambientali che assumiamo attraverso il cibo e in misura inferiore la respirazione.
Fanno notare i ricercatori: “in generale i contaminanti persistenti sono legati al cibo che contiene grasso, come pesce o carne, e a prodotti di origine animale. Ciò non vuol dire che dobbiamo eliminare questi alimenti dalla nostra dieta, anzi il corpo va preparato per accogliere il bimbo”
La ricerca è nata dalla tesi di dottorato della dott.ssa Maria Malgorzata Ulaszewska, con la supervisione del docente di ecotossicologia e contaminanti chimici negli alimenti Ettore Capri, ed è stata condotta grazie alla collaborazione dell'Istituto Mario Negri di Milano e dell'Ambulatorio Piccolo Daino di Piacenza.
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